VERTENZA FRAMA ACTION NOVI, MANCATO ACCORDO. DOMANI I LAVORATORI VERRANNO LICENZIATI PER IRRESPONSABILITA’ DELL’AZIENDA

13 Mar 2019 crisi aziendale, fiom, frama action, novi di modena,

Si chiude oggi la vertenza Frama Action di Novi di Modena dopo l’incontro di stamattina tra azienda e Fiom/Cgil e Fim/Cisl che ha portato ad un mancato accordo. Ciò significa che da domani i lavoratori di Frama saranno licenziati senza nessuna altra rete di protezione aggiuntiva rispetto agli strumenti ordinari (indennità di disoccupazione).
Ancora una volta la proprietà (anche oggi non presente al tavolo) e chi la rappresentata, ha dimostrato tutta la propria arroganza e irresponsabilità nei confronti dei lavoratori continuando a dire NO a tutte le soluzioni proposte sia da parte del sindacato che delle istituzioni.
Si tratta del primo mancato accordo nel settore metalmeccanico della nostra provincia, i lavoratori hanno condiviso la scelta di non firmare, in quanto la loro dignità non si può comprare solo con pochi spiccioli.
Per la Fiom/Cgil e i lavoratori la vertenza continua, nonostante l’arrivo delle lettere di licenziamento, dando assistenza legale ai lavoratori sia per quanto riguarda l’impugnazione del licenziamento, sia per quanto riguarda la difesa dalle eventuali denunce.
Il caso Frama assume una valenza generale e per questo la Fiom/Cgil di Modena lancerà una sottoscrizione volontaria tra tutti i metalmeccanici modenesi per raccogliere fondi a sostegno delle spese che i lavoratori dovranno sostenere.
Venerdì prossimo 15 marzo, la Fiom/Cgil e i lavoratori Frama saranno in Fiera a Milano al MadeExpo per protestare contro Hella e rendere espliciti anche ai clienti le modalità con cui la multinazionale austriaca ha gestito la chiusura dello stabilimento modenese in totale disinteresse delle sorti dei lavoratori e del territorio.

La vertenza Frama evidenzia ancora una volta che, o si cambiano le regole del gioco, o sarà sempre più difficile difendere i lavoratori che perdono il lavoro per scelta unilaterale dell’impresa.
Questo sistema di regole e leggi non regge, perché mette il lavoratore in una situazione di netta inferiorità, a maggior ragione se ci si trova di fronte ad un’azienda senza scrupoli come Hella che non tiene in alcun conto la responsabilità sociale d’impresa.
Con la loro protesta durata 3 mesi i lavoratori si sono sostituiti allo Stato, insieme alle istituzioni locali hanno lottato perché Hella non chiudesse, mentre invece dovrebbe essere lo Stato il primo soggetto ad entrare in campo per convincere le aziende a rimanere sul territorio.
La Fiom/Cgil e i lavoratori riconoscono invece un impegno importante svolto dal Comune di Novi e dalla Regione Emilia Romagna a sostegno delle istanze dei lavoratori.

La vicenda Frama conferma l’insufficienza anche del Decreto Dignità in riferimento alle delocalizzazioni, in quanto, pur essendo una misura importante, non è sufficiente ad evitare le stesse: non è solo con la restituzione degli eventuali contributi pubblici ricevuti, che si risolve il problema delle delocalizzazioni.
Per di più, sempre per effetto del sistema di leggi, è possibile denunciare i lavoratori che manifestano per il posto di lavoro, e il Decreto Sicurezza in questo senso ha inasprito le pene per le proteste di lavoro.
Se si arriva anche solo a pensare di denunciare e chiedere danni ai lavoratori, grazie a leggi che assecondano questa impostazione, è una sconfitta per tutto il sistema.
Le aziende si avvalgono del sistema di leggi attuali per chiudere/spostare gli stabilimenti senza obblighi di nessun tipo verso i lavoratori, se non quello di rispettare i 75 giorni della procedura. I lavoratori sono di fronte al ricatto se accettare il volere aziendale o opporsi attraverso la causa legale.

Con le modifiche legislative degli ultimi anni, messe in campo dai vari governi, è sempre più difficile difendere il soggetto più debole che perde il posto di lavoro.
Le leggi non riescono a ridurre la forbice nel rapporto contrattuale tra capitale e lavoro, come invece era stato pensato negli Anni Settanta con leggi che andavano in quella direzione, a cominciare dallo Statuto dei Lavoratori.
In passato erano i lavoratori che chiedevano di usare le leggi per difendere il lavoro, oggi sono le imprese che, usando, le leggi portano via il lavoro.
La vicenda Frama conferma che se le aziende sparano con il cannone, i lavoratori si possono difendere solo con le fionde.

Occorre modificare le leggi a tutela dei lavoratori e in tal senso occorre che venga discussa al più presto la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil per un nuova Carta dei Diritti universali del lavoro che rimette al centro la persona e non il mercato.

A fronte delle tante aziende serie della nostra provincia che investono e hanno rispetto del territorio, la Fiom/Cgil chiede alle Associazioni d’Impresa che posizione intendono assumere per evitare il ripetersi di altre Frama, Kverneland, Vapor Europe e Sagencom (solo per citare le ultime aziende modenesi che hanno de localizzato) e per isolare quelle aziende e multinazionali che invece vengono a Modena solo per “fare shopping” (acquisire i marchi/prodotti e poi chiudere) e non per creare sviluppo e occupazione.

Cesare Pizzolla, segretario Fiom/Cgil Modena
Angelo Dalle Ave, segreteria Fiom/Cgil Modena

Modena, 13/3/2019

 

Servizio del Tg Trc Modena, edizione del 13/3/2019 delle ore 19.30

 

Servizio di Tv Qui Modena del 13/3/2019

 

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