30 Ott 2013
di Ciro Spagnulo e Mohcine El Arrag
Sono deludenti le conclusioni del Consiglio Europeo sul tema della migrazione. Tenutosi il 24 e 25 ottobre, il vertice dei leader Ue non ha introdotto le misure necessarie ad evitare altre tragedie del mare. Non solo non si è andato oltre le dichiarazioni di principio, ma all’interno delle conclusioni si confermano solo le misure di controllo e di contrasto di sempre, con l’impegno di rafforzarle.
In particolare, nelle conclusioni il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di affrontare le cause profonde dei flussi migratori potenziando la cooperazione con i paesi di origine e di transito, anche attraverso un appropriato sostegno dell’UE allo sviluppo e un’efficace politica di rimpatrio e di intensificare la lotta contro la tratta e il traffico di esseri umani non soltanto nel territorio degli Stati membri dell’UE ma anche nei paesi di origine e di transito. Inoltre, il Consiglio europeo chiede di rafforzare le attività di Frontex nel Mediterraneo e lungo le frontiere sudorientali dell’UE e la rapida attuazione da parte degli Stati membri del nuovo sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR). Invita poi la task force per il Mediterraneo, di recente istituzione, guidata dalla Commissione europea e comprendente Stati membri, agenzie dell’UE e il SEAE, a individuare – sulla base dei principi di prevenzione, protezione e solidarietà – le azioni prioritarie per un utilizzo a breve termine più efficiente delle politiche e degli strumenti europei. La Commissione riferirà poi al Consiglio nella sessione del 5-6 dicembre 2013 in merito ai lavori della task force al fine di prendere decisioni operative e la presidenza riferirà al Consiglio europeo a dicembre.
Rimanda, infine, le questioni dell’asilo e della migrazione a giugno del 2014. Giugno 2014 significa dopo le elezioni europee ed è evidente, quindi, che la prossima competizione elettorale ha pesato sulla discussione del vertice. In particolare ha pesato il timore di un prossimo, possibile successo della destra populista nel caso di una riscrittura in senso solidale delle politiche comunitarie in t
Forte delusione per le conclusioni del Consiglio Europeo esprime il Centro Italiano Rifugiati (CIR) perché non sono state introdotte le misure per l’apertura di canali di ingresso legale e protetto nel territorio dell’Unione per le persone che hanno bisogno di protezione internazionale.
“Con le operazioni di soccorso si potrà cercare di limitare le vittime nel Mediterraneo”, afferma Christopher Hein, direttore del CIR, “ma senza l’apertura di un canale umanitario non si potrà evitare che altre persone rischieranno le loro vite in disperati viaggi via mare. Speravamo nei visti umanitari, nella possibilità di chiedere asilo nei Paesi di transito, nel reinsediamento: tutto questo è assente.”
Anche il CIR rileva che le uniche risposte concrete identificate dal Consiglio Europeo sono quelle che rafforzano i sistemi di sorveglianza e controllo che per la prima volta vengono messi in agenda come compiti europei. che dovranno essere portati avanti dall’agenzia Frontex.
“Sicuramente un riconoscimento importante alla posizione dell’Italia, ma il tema del soccorso in mare deve essere però coniugato, e questa sembra una grande assenza, con il rispetto del diritto d’asilo”, dice Hein, e aggiunge: “Quali saranno le regole di ingaggio delle operazioni Frontex? Dove verranno fatti sbarcare i migranti intercettati? Deve essere chiaro per l’Italia, come per gli altri Paesi Europei, che né la Libia né l’Egitto possono essere considerati porti sicuri: le missioni di pattugliamento devono servire per mettere in salvo vite e portarle sul territorio dell’Unione Europea”.
A questo proposito Hein sottolinea che “l’enfasi messa nel sottolineare l’importanza della cooperazione coi paesi terzi, che nelle intenzioni del Consiglio Europeo dovrebbe rendere più efficace anche il ritorno dei migranti, deve obbligatoriamente sottostare al rispetto degli obblighi internazionali nei Paesi di confine e di transito per garantire la dignità umana e il diritto alla protezione. Ad oggi fare accordi con la Libia che impediscano l’arrivo dei rifugiati o che favoriscano la loro riammissione sul territorio è semplicemente inimmaginabile.”
Per il CIR altra grande assenza dal tavolo delle trattative è la revisione del Regolamento Dublino III che prevede che il richiedente asilo sia legato allo Stato che per primo lo faccia entrare nel territorio dell’Unione. “Se rimarrà invariato il Regolamento Dublino non solo non verrà rispettato il diritto di scelta individuale, ma non verrà neanche favorito una reale condivisione di responsabilità, in termini di messa a punto di soluzioni di accoglienza, tra i diversi Stati dell’Unione Europea per quanti arriveranno con gli sbarchi sulle coste meridionali dell’Unione”, conclude Hein.
Il vertice Ue è stato preceduto da una riunione del Parlamento europeo che ha approvato una risoluzione nella quale si sottolinea che “Lampedusa deve rappresentare un punto di svolta per l’Europa” e “l’unico modo per evitare un’altra tragedia è di adottare un approccio coordinato, basato sulla solidarietà e sulla responsabilità, coadiuvato da strumenti comuni”. Parole, come si è visto, rimaste senza seguito.