VOUCHER: I NUOVI DATI INPS CONFERMANO L’ESPLOSIONE E LA DIFFUSIONE INARRESTABILE. E IL LAVORO CATTIVO SCACCIA, SEMPRE PIÙ, IL LAVORO BUONO

01 Feb 2017 Referendum Lavoro, verso i referendum, voucher,

Modena, 1° febbraio 2017

 
Sono ancora freschi i dati della certificazione da parte dell’Istat, dello stato di stagnazione del mercato del lavoro nel nostro Paese, con una situazione che vede i livelli di occupazione sostanzialmente fermi, un aumento dei lavoratori precari e infine, il dato forse più drammatico, un nuovo record di senza lavoro tra i giovani fino a 24 anni, con un tasso che sfonda il tetto del 40%.

In questo quadro si inseriscono i nuovi dati forniti dall’Inps sull’utilizzo dei voucher nella provincia di Modena per l’anno 2016.
Sono dati ancora parziali – quelli definitivi si avranno solo in aprile – che confermano però la tendenza all’uso massiccio dello strumento e le previsioni di un aumento che non si sarebbe arrestato.
Con 2.879.448 buoni lavoro venduti la provincia di Modena si conferma la seconda più voucherizzata dell’Emilia Romagna, subito dietro a Bologna. Il dato, è bene ribadirlo, è parziale perché i vari canali di vendita hanno tempo fino ad aprile per riversare le informazioni all’Inps. Col dato definitivo è estremamente probabile che la provincia di Modena tocchi i 3 milioni di voucher venduti. L’aumento esponenziale dei voucher è sotto gli occhi di tutti basta pensare che nel 2014 ne erano stati venduti 1 milione e 665.163 e nel 2015 2 milioni e 302.690.

Altre conferme rispetto all’abuso che si fa di questo strumento arrivano dai numeri sulla tipologia dei settori in cui vengono utilizzati.
A smentire, ancora una volta, il luogo comune secondo il quale i voucher sarebbero utilizzati per attività saltuarie, è la classificazione della tipologia di settore nel quale i buoni lavoro vengono impiegati.
Più della metà, 1.461.047, sono registrati infatti sotto la voce “attività non classificata”: in pratica una enorme sacca dentro la quale sono ricompresi settori quali l’edilizia, l’industria e il manifatturiero, determinando in questo modo le condizioni per cui il lavoro cattivo – inteso come scarsamente retribuito, senza garanzie, tutele, diritti – scaccia il lavoro buono.
Tutte le altre tipologie di settore, risultano alla fine essere residuali di fronte a questi numeri: 12% il commercio, 11% turismo, appena 2% le attività agricole.
I casi che più volte la Cgil di Modena ha denunciato, dimostrano che la liberalizzazione di questo strumento consente ad aziende e imprese di ogni tipo di poter pagare a voucher indistintamente qualunque lavoratore per qualunque attività. I numeri, sempre più clamorosi, ci dicono che le imprese modenesi si fanno pochi scrupoli nell’attingere a piene mani alla forma più precarizzante di lavoro che possa esserci.
I voucher in sostanza stanno subdolamente sostituendo i regolari rapporti di lavoro, non facendo emergere il lavoro nero e anzi, in qualche modo, addirittura favorendolo.
Si tratta di una degenerazione che minaccia la tenuta del tessuto economico e lavorativo e che deve essere fermata, subito!
In questo contesto si inserisce il referendum della Cgil sui voucher che punta alla cancellazione di questo strumento e al ridisegno di una nuova tipologia contrattuale che definisca regole, ambiti, limiti e diritti del lavoro occasionale.
Sono troppi i danni per i lavoratori e non c’è più tempo da perdere, per questo è urgente che si smetta di pensare a improbabili modifiche e soluzioni tampone, che il governo definisca in fretta la data per il referendum e dia agli italiani la possibilità di esprimersi.

Claudio Riso, responsabile mercato del lavoro segreteria Cgil Modena

voucher venduti a Modena, tipologia settori 2016

 

Claudio Riso

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