14 Giu 2012 sisma, sisma 2012,
“Dopo il terremoto c’è un rischio reale che centinaia di immigrati, rimasti senza lavoro e senza casa, tornino nel loro Paese. E abbiamo già notizie di persone che si sono riorganizzate per andare via dall’Italia: siamo molto preoccupati per queste notizie, soprattutto per i bambini, molti dei quali nati e cresciuti in Italia. Per loro si tratterebbe di un salto nel buio, di un ritorno alla ‘clandestinità’ in un Paese che non è il loro perché il tuo Paese è quello in cui nasci, in cui vai a scuola e in cui i tuoi genitori lavorano”. Così Morena Piccinini, presidente dell’Inca, patronato della Cgil, parla con l’AdnKronos delle conseguenze del sisma che sta interessando l’Emilia Romagna. Una terra che la Piccinini conosce molto bene, perché vive a Nonantola (Modena), uno dei paesi colpiti dal terremoto.
“A Nonantola, come in altre località della zona sismica, si vive oramai accampati nei parchi cittadini – dice Piccinini, che è stata a lungo anche nella segreteria confederale della Cgil- e anche noi dell’Inca facciamo attività di patronato nelle tende. E quello che colpisce – spiega – di quei ripari, di quelle tendopoli è il profondo senso di solidarietà e di comunanza tra stranieri e italiani”.
Per i cittadini che vengono da altri Paesi, sottolinea il presidente dell’Inca, “l’emergenza terremoto è ancora più difficile da affrontare: oltre al dolore per i propri cari (perché tra le vittime del sisma ci sono anche lavoratori stranieri) queste persone spesso sono anche in condizioni di difficoltà. E mentre le famiglie locali, magari, possono contare su una rete in loco, loro no e hanno problemi più pesanti”.
L’Inca insiste: “Bisogna cambiare le regole della cittadinanza. Proprio oggi – ricorda Piccinini – abbiamo presentato al presidente della Camera, Gianfranco Fini, una proposta di legge di iniziativa popolare molto semplice che dice: chi è nato in Italia è italiano”.