COTTIMO E ABBONDANTE! ECCO IL MENU’ DI DELIVEROO PER MODENA

04 Apr 2018 algoritmo, cgil, cottimo, deliveroo, filcams, filt, flessibilità, gig economy, globalizzazione, lavoro precario, nidil, precarietà, rider, salute sicurezza, sfruttamento,

“Ci siamo conosciuti e riconosciuti, siamo diventati qualcosa in più che semplici atomi in corsa in mezzo al traffico agli ordini di un computer”, questo è quanto si legge sulla pagina Facebook di Deliverance Project, in occasione dello sciopero spontaneo dei rider di Deliveroo che si è tenuto a Torino il 21 marzo scorso.

Leggiamo in queste ore che Modena, nel contempo, è divenuta la quindicesima città italiana in cui la società inglese, colosso multinazionale delle consegne a domicilio, ha iniziato a fornire i propri servizi. Servizi che, a detta della multinazionale, servono a contribuire alla crescita socioeconomica delle città nelle quali vengono svolti e offerti, nonché a offrire sempre più lavoro e opportunità per i riders (i fattorini che consegnano a domicilio) e i ristoranti partner.

L’anno scorso Deliveroo è cresciuta del 25% e ha raggiunto i 1600 “collaboratori” a livello nazionale.
E vogliamo concentrarci su questo aspetto. Perché pare che non si tratti di lavoro vero e proprio, ma di collaborazioni più o meno fittizie, eterodirette e manipolate che celano un rapporto a cottimo che ha tutte le caratteristiche di rapporti di lavoro che pensavamo relegati al 19° secolo, piuttosto che alla modernità di quella che viene definita “Net economy” o più propriamente “Gig economy”.

La Gig economy è la “società dei lavoretti” dove il lavoro, costituzionalmente inteso, diviene il grande assente o assume contorni evanescenti, svuotati dai diritti sindacali minimi e manipolati dalle imperanti logiche della flessibilità imposte dalla globalizzazione e da sistemi informatici che determinano, in positivo o in negativo, la nostra partecipazione attiva e il nostro impegno lavorativo secondo algoritmi che rendono il lavoratore estremamente ricattabile.
La caratteristica di questi lavori è di non avere un salario contrattuale, ma di essere assunti come collaboratori ed essere pagati a consegna (a cottimo dunque). Un sistema informatico predetermina le consegne da effettuare e dunque il nostro impegno lavorativo. Va da sé che più io sarò disponibile e flessibile in determinate fasce orarie e meno mi ammalerò e meno porrò questioni dal punto di vista del diritto minimo sindacale, più l’algoritmo mi “premierà” dandomi più consegne.

E’ chiaro il meccanismo vessatorio e ricattatorio di uno schema di questo tipo e le conseguenti ricadute in termini di condizioni di lavoro e rischio per i lavoratori. Il rischio per la salute e la sicurezza è infatti il secondo aspetto che maggiormente ci preoccupa. Forzando i lavoratori a divenire “atomi in corsa in mezzo al traffico” si mette a repentaglio la loro stessa integrità psicofisica (è di una decina di giorni fa la notizia di un rider investito da un autobus a Bologna) e questo solo per garantirsi qualche euro in più.

Tutto ciò

  • con qualsiasi condizione meteorologica,
  • senza diritto alla malattia o all’infortunio,
  • senza la garanzia di un salario minimo degno di questo nome,
  • senza la corretta e dovuta applicazione contrattuale.

Recentemente, a dicembre 2017, il contratto nazionale della logistica, ha recepito la figura professionale del rider, dando una cornice e un inquadramento contrattuale a questa figura di lavoratore che sempre più si sta imponendo nella moderna economia.

Crediamo, come CGIL, che questi lavoratori abbiano diritto a un contratto e un salario corretto e dignitoso, nonché alle tutele normative di ogni altro lavoratore e chiederemo alle istituzioni e ai soggetti preposti di prestare la massima attenzione e vigilanza all’ingresso di questi soggetti economici che stanno rivoluzionando il mercato all’insegna di nuovi e inaccettabili meccanismi di sfruttamento del lavoro.

Modena, 4 Aprile 2018

CGIL Modena

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