SONDAGGIO OXFAM/FEDERCONSUMATORI: 3 CONSUMATORI SU 4 DISPOSTI AD ACQUISTARE PRODOTTI SENZA SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI INDIPENDENTEMENTE DAL PREZZO

10 Lug 2019 consumatori, federconsumatori, gdo, infiltrazione mafiosa, lavoratori agricoli, legalità, oxfam, responsabilità sociale impresa, sfruttamento, sondaggio,

Nello scorso mese di giugno, Federconsumatori, in collaborazione con l’Oxfam (Oxford Committee for
Famine Relief) , ha svolto un sondaggio dove veniva chiesto ai consumatori quale fosse il loro grado di
conoscenza riguardo allo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, quali azioni ritenessero necessarie per
contrastarlo, e quali fossero le loro proposte alla grande distribuzione per contrastare questo fenomeno.
Il sondaggio, i cui risultati sono stati presentati a Roma lo scorso 7 luglio, è stato realizzato su un campione
di oltre 2000 consumatori, nell’ambito della campagna di Oxfam “Al giusto prezzo”, che pone al centro il
tema della responsabilità delle imprese sui diritti umani e il ruolo che i consumatori possono esercitare.
Uno dei principali dati emersi dal sondaggio è sicuramente che gli italiani sono attenti alla legalità: il
74,41% del campione si è dichiarato infatti disposto ad acquistare un prodotto libero da dinamiche di
sfruttamento dei lavoratori, indipendentemente dal prezzo.
Solo per il 21,8% degli intervistati il fattore costo rimane determinante per la scelta dell’acquisto.
«I consumatori ci dicono di non voler essere complici inconsapevoli dello sfruttamento nei campi.
Senza informazioni ed elementi che garantiscano la piena trasparenza sul rispetto dei diritti umani nelle
filiere, i consumatori non riescono ad esercitare una scelta responsabile che pure dichiarano, senza esitare,
di voler compiere», ha spiegato Giorgia Ceccarelli, policy advisor di Oxfam Italia.

Le principali cause di sfruttamento dietro ai prodotti
Per quanto riguarda lo sfruttamento dei braccianti e degli operai agricoli, il sondaggio ci rivela che i
consumatori riconoscono una sostanziale complessità del fenomeno che si riconduce a una concatenazione di
cause e di effetti.
Sicuramente l’infiltrazione mafiosa è riconosciuta come la principale causa di sfruttamento nei campi
(63%del campione), segue a ruota la responsabilità degli imprenditori agricoli, che sono ben consapevoli
di condurre affari sulla pelle di chi è disposto a tutto pur di sopravvivere ( 54% del campione).
La mancanza di controlli delle istituzioni nelle aziende agricole è invece l’opzione scelta dal 51,62% del
campione interpellato.
Stupisce positivamente anche una più matura consapevolezza del fatto che lo sfruttamento non si origina e
esaurisce sui campi, ma è il frutto di un percorso di filiera in cui anche il settore della distribuzione e i
consumatori hanno importanti responsabilità.
Ben il 44% degli intervistati considera lo schiacciamento dei prezzi pagati dalla GDO per rifornire i propri
scaffali e le scelte di acquisto compiute dai consumatori, solo in base alla convenienza economica di un
prodotto, tra le cause principali dello sfruttamento del lavoro a discapito degli anelli più deboli della filiera
di produzione- ha aggiunto Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori – Ciò evidenzia un alto
grado di consapevolezza tra i consumatori italiani sul tema”.

Le richieste dei consumatori alla grande distribuzione
Dal sondaggio sono infine emerse anche le azioni che, secondo i consumatori, le aziende della grande
distribuzione organizzata dovrebbero intraprendere per porre fine allo sfruttamento del lavoro agricolo e alla
violazione dei diritti nelle filiere di produzione:
• garantire che i prodotti a scaffale siano liberi da sfruttamento e aumentarne l’offerta per consentire
pratiche di acquisto responsabile,
• aumentare la trasparenza delle informazioni sull’origine e il percorso che un prodotto compie dal campo
allo scaffale,
garantire ai produttori un costo all’origine dignitoso che garantisca una remunerazione equa dei fattori di
produzione.
«Si tratta quindi di riconoscere che i comuni meccanismi di audit con cui le aziende valutano l’osservanza
dei codici di condotta da parte dei loro fornitori, non sono sufficienti a far emergere le cause strutturali
delle violazioni dei diritti umani nelle filiere agroalimentari», conclude Giorgia Ceccarelli.
“Al giusto prezzo” è una campagna a cui Federconsumatori ha aderito con convinzione, nell’ottica di una
collaborazione che proseguirà sicuramente nel tempo.

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