03 Apr 2020 ammortizzatori sociali, chiusura attività non essenziali, coronavirus, deroghe, Dpcm 14 marzo 2020, restrizioni, salute sicurezza,
Il governo ha deciso di prorogare almeno fino al 13 aprile le disposizioni di chiusura delle attività non essenziali, oltre a tutte le altre restrizioni già previste, così come descritte nel Dpcm del 25 marzo scorso. L’intervento delle organizzazioni sindacali a livello nazionale ha reso possibile, attraverso un’analisi puntuale delle attività economiche, una definizione ancora più precisa delle realtà produttive da chiudere o contingentare, limitando i margini di autonomia da parte delle aziende. Ora però stiamo assistendo a livello territoriale, dato il ruolo assegnato dal governo alle prefetture competenti, ad una vera e propria esplosione di richieste di deroghe da parte di migliaia di aziende.
“A ieri – afferma Manuela Gozzi, segretaria generale della Cgil Modena – si contano già più di 4.300 comunicazioni alla prefettura da parte di imprese della provincia di Modena per continuare la propria attività già nei prossimi giorni. Questo numero ci preoccupa fortemente: negli ultimi giorni abbiamo già denunciato pubblicamente la prosecuzione di attività che a nostro parere non avrebbero dovuto procedere, e questi numeri ci confermano la bontà della nostra azione. Infatti registriamo nella nostra azione sindacale quotidiana le forzature interpretative da parte delle imprese (di ogni dimensione o natura scoietaria), che provano a rivendicare l’essenzialità della propria attività e, parallelamente, si sentono legittimate a restare aperte solo per aver fatto una sempice comunicazione agli enti preposti”.
A questo si aggiunge il tema relativo alle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro in queste imprese, dove è più difficile avere una verifica capillare del rispetto delle norme previste.
“Chiediamo – continua Manuela Gozzi – il rigido rispetto del protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro firmato il 14 marzo da governo e parti sociali, senza questa certezza, le aziende non possono aprire e devono ricorrere agli ammortizzatori sociali. Aggiungo: il rispetto del protocollo farà parte della nostra azione rivendicativa anche e soprattutto nella fase post-emergenza. La corsa alla ripresa non può e non deve essere frenetica: abbiamo una responsabilità sociale ben più alta, dobbiamo tutelare su tutto la salute dei lavoratori e dei cittadini e far sì che il nostro territorio sia davvero pronto a rimettersi in moto, senza false partenze e senza spinte corporative. In questa fase, e soprattutto nel futuro, c’è bisogno più di ogni altra cosa di ridefinire le priorità: un nuovo modello di progresso economico e civile, che metta davvero le persone al centro.”
Modena, 3/4/2020