29 Apr 2020 castelvetro, contagio, coronavirus, covid-19, delegati sindacali, flai, gescar, inalca, rls, sicurezza,
In questi giorni in un articolo apparso su un noto quotidiano della stampa modenese si cita il caso dell’Inalca di Castelvetro di Modena come esempio virtuoso di sicurezza ai tempi del Coronavirus.
Se è vero che Inalca, ad oggi, è in gran parte allineata alle normative sulla sicurezza Covid-19 vigenti, è anche vero che dall’articolo emerge una situazione di efficienza e perfezione che non corrisponde alla realtà che i lavoratori e le lavoratrici vivono tutti i giorni nello stabilimento di Castelvetro.
Alcune informazioni non sono corrette, alcune situazioni trascurate, ma, soprattutto, si omette il percorso dell’azienda da febbraio ad oggi.
Un percorso che ha visto la Flai Cgil, i suoi delegati sindacali e i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza intervenire quotidianamente con continue richieste di messa in sicurezza dell’attività lavorativa e costanti segnalazioni di situazioni di rischio.
La prima comunicazione con la richiesta di adozione di nuovi protocolli di sicurezza è datata 24 febbraio 2020, dopo che si era appreso che una parte della produzione di Ospedaletto Lodigiano (proprio a causa del focolaio in Lombardia) era stata spostata a Castelvetro di Modena, con un aumento di organico sullo stabilimento del comune modenese e quindi l’aumento del rischio di contagio.
Da allora sono seguite altre 6 comunicazioni da parte della Flai Cgil e molte di più da parte del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza e dei delegati, tutte sul tema dell’adeguamento delle misure di sicurezza ai Dpcm emanati dal Governo (distanziamento sociale assente, mascherine inadeguate in numero e qualità, sanificazioni a singhiozzo, mancanza di trasparenza sui casi positivi).
Tra queste, l’11 marzo 2020, una segnalazione al Dipartimento di Sanità Pubblica di Modena per il mancato distanziamento sociale all’interno dello stabilimento.
Solo dopo diverse settimane dalla nostra richiesta di fornire tutto il personale di mascherine e solo dopo l’evidenza di dipendenti contagiati sulle linee di produzione, Inalca ha deciso di dare a tutti la mascherina. Parliamo del 14 aprile 2020, cioè un mese e mezzo dopo l’inizio dell’emergenza.
E nella stessa giornata sono arrivate le mascherine per tutti i dipendenti di Ges.Car – la società controllata interamente da Inalca e che impiega circa 300 dipendenti in appalto a Castelvetro.
Se mascherine si possono chiamare, perché non sono certificate come dispositivi di protezione individuale e quindi non idonee allo scopo di proteggere i lavoratori dal rischio di contagio. E proprio su questo stiamo aspettando risposte dalla Ges.Car per valutare in queste ore, insieme a delegati e lavoratori, se attivare la mobilitazione sindacale.
Per quanto riguarda guanti e tuta completa la cosa è semplice: nello stabilimento di Castelvetro non vi è mai stata nessuna fornitura extra di guanti e tute, oltre a quelle già previste per la normale attività. Quindi nessun investimento aziendale in dispositivi che potrebbero essere ulteriore garanzia di sicurezza per i dipendenti. Garanzie che sarebbero necessarie, in quanto permangono, in alcuni casi, le situazioni di troppa vicinanza durante l’attività lavorativa e durante le pause o i momenti di spostamento all’interno dello stabilimento, specialmente dopo i casi di positività al virus riscontrati tra alcuni lavoratori.
Tornando poi ai casi di positività al virus, stupisce come Inalca abbia già la certezza che il contagio non sia avvenuto sulle linee di produzione, ma il patronato della Cgil sta ancora aspettando la valutazione dell’Inail e degli organi competenti.
Per questi motivi, a gran parte dei lavoratori e dei delegati sindacali di Inalca è sfuggito un sorriso amaro leggendo che “quando l’emergenza si è allargata a livello nazionale, a Castelvetro erano già pronti”. Nessuno era pronto. All’inizio dell’emergenza distanza tra i lavoratori, mascherine idonee per tutti, controllo delle temperature, adeguata sanificazione, non erano presenti.
Molte cose sono migliorate, è vero, in queste ultime settimane, faticosamente e con la collaborazione di delegati sindacali e Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, ma la strada per una drastica riduzione del rischio in Inalca è ancora lunga, nonostante le immagini edulcorate e sfavillanti che l’azienda mette in scena ad hoc all’arrivo dei giornalisti.
Diego Bernardini Flai Cgil Vignola
Modena, 29/4/2020