30 Nov 2021 lavoro agile, salute sicurezza, smart working, telelavoro,
L’esperienza nata dalla pandemia Covid19, ci ha dimostrato come siano state le organizzazioni più agili quelle che meglio hanno potuto fronteggiare la crisi, garantendo una continuità operativa anche nelle fasi più buie dei diversi lock down. A fare la differenza, in primis, il grado di digitalizzazione, che ha reso incomparabilmente più facile a chi era già meglio strutturato, il passaggio a modalità di lavoro in remoto e la conseguente possibilità di garantire un’adeguata business continuity. Va poi sottolineato che, mentre nel settore dei servizi è stato possibile “spostare” il lavoro dall’ufficio alla casa, ben altra situazione si è vissuta nell’industria, tanto che la produzione è scesa in molti casi anche del 90%, soprattutto nelle PMI più lontane, spesso per ragioni culturali oltreché di possibilità di investimento, da un approccio digitale alla produzione. In un tessuto economico fatto per la maggior parte di PMI familiari, il passaggio ad un sistema 4.0 è stato certamente più lento, ma è altrettanto chiaro ormai come la pandemia, nella sua portata “rivoluzionaria”, abbia costretto ad accelerare definitivamente la messa in discussione di modelli manageriali e operativi tradizionali già da tempo obsoleti, per fare spazio, anche nell’industria, ad una profonda innovazione culturale oltreché tecnologica.
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