30 Mar 2015
Il 10 e 11 marzo 2015 il Comitato esecutivo della CES (Confederazione europea dei sindacati) ha adottato una serie di raccomandazioni ai governi nazionali e all’Unione europea su come superare gli ostacoli alla mobilità dei lavoratori frontalieri, ossia dei cittadini di uno Stato membro che lavorano sul territorio di un altro Stato membro, e ritornano al luogo di residenza almeno una volta alla settimana.
Anche se numericamente non rappresentano una parte rilevante del mercato del lavoro dell’UE (non più di 1,2 milioni, secondo la Commissione europea), i lavoratori frontalieri forniscono un contributo importante all’economia di molti Stati membri, ma si trovano ad affrontare problemi specifici che limitano il loro diritto alla libera circolazione attraverso le frontiere.
In materia di libera circolazione, i lavoratori frontalieri devono affrontare ostacoli simili a quelli degli altri lavoratori mobili, ma sono anche colpiti da una discriminazione più specifica, relativa al fatto che lavorano in un paese e vivono in un altro.
Gli ostacoli specifici alla libera circolazione dei lavoratori frontalieri si manifestano, secondo la CES, soprattutto in quattro aree: previdenza e prestazioni sociali; imposte dirette e benefici fiscali indiretti; diritto del lavoro; disposizioni in materia di ingresso e soggiorno dei lavoratori frontalieri cittadini di paesi terzi. (Fonte: Osservatorio INCA CGIL per le politiche sociali in Europa)