MAFIA, MODENA PARLA E AGISCE. MA OCCORRE ANCORA PIÙ IMPEGNO

09 Mar 2009

Modena, 9 marzo 2009

 

 

Alberto Crepaldi, membro della segreteria cittadina del PD di Modena, pone una questione seria: l’attività di intelligence contro le infiltrazioni malavitose nella nostra provincia.

Come segretario del sindacato edili FILLEA/CGIL di Modena sottoscrivo, andrebbe rafforzata ed estesa, servirebbero più risorse, più uomini e più mezzi.

Dopo di che però mi pare di dover dire che anche gli ultimi 11 arresti sono frutto di una seria e impegnata attività di intelligence, e ciò significa che questa è una attività svolta, con serietà e impegno, dalle forze dell’ordine alle quali, l’attuale Governo, lesina risorse, forse per comprare giubbotti ad alta visibilità per le ronde. Alle forze dell’ordine e alla loro attività di intelligence va il mio incondizionato plauso, per il lavoro che stanno facendo in carenza di mezzi, difficile pensare che possano fare di più. Lo fanno e lo hanno fatto senza attendere le sollecitazioni di Crepaldi, mi pare di poter dire.

L’altra questione che condivido è quella relativa al fatto che nell’edilizia si sono infiltrate organizzazioni mafiose. Lo denunciamo da tempo anche perché quotidianamente, come sindacato dei lavoratori edili, affrontiamo i problemi che ricadono sui lavoratori da questa inquietante presenza, che vanno dalla mancanza di diritti, all’insicurezza e finanche alle minacce.

Già col primo Protocollo sugli appalti del ‘99 ci siamo posti il problema di come arginare la presenza di malavita negli appalti pubblici. Il protocollo oltre ad essere uno strumento utile per selezionare le imprese sane, ha dato vita all’Osservatorio sugli appalti pubblici, per noi uno strumento assai efficace, che forse Crepaldi conosce solo per racconti non precisi riportati da altri. Proprio dal protocollo discendono infatti le stesse pattuglie della polizia municipale dedicate ai controlli nei cantieri.

 

Credo che, se Crepaldi ha conoscenza di appalti pubblici infiltrati da aziende camorriste, farebbe bene, come fa il Sindacato, a segnalarle, aiutando così l’attività di intelligence.

Nel 2007 poi abbiamo aggiornato alle nuove disposizioni il citato protocollo, che consente una verifica costante durante la fase di sviluppo dell’appalto. Lo strumento è valido, insieme al DURC, alle misure a suo tempo definite dal governo Prodi, per tenere sotto controllo le attività edili negli appalti pubblici.

Ora il salto di qualità che servirebbe è l’estensione del protocollo anche agli appalti privati. Concordo in pieno sul fatto che la crisi favorisce chi ha denaro di dubbia provenienza da utilizzare in attività che consentano di “ripulirlo”. Se c’è carenza nei protocolli anticrisi, questo aspetto andrebbe recuperato.

Infine credo, proprio sulla base della lettura della relazione della Direzione investigativa antimafia, che occorre affrontare queste questioni ad ampio raggio avendo la consapevolezza che l’infiltrazione trova sì terreno fertile nell’edilizia, ma anche in numerosi altri settori della nostra provincia, quelli ad esempio caratterizzati da una enorme frammentazione delle attività produttive, come ad esempio pubblici esercizi, ristoranti ecc… e in imprese di servizio, come le imprese della logistica a cui, le nostre imprese, esternalizzano interi pezzi del processo produttivo. Dove ci sono pochi diritti, compresi quelli sindacali, lì c’è terreno fertile per piccole e grandi illegalità.

Quindi, intelligence da un lato, estensione dei diritti e legalità dall’altro, e tutti i seri contributi che partiti e membri di partito vorranno dare in tal senso sono assolutamente utili e appropriati.

 

 

Sauro Serri, segretario generale sindacato edili FILLEA-CGIL Modena

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