24 Nov 2009
La storia degli italiani all’estero dovrebbe aiutarci a convivere con gli stranieri insediatisi in Italia
Gli italiani continuano ad essere un popolo di emigranti. E’ quanto emerge dalla lettura del “Rapporto italiani nel mondo” 2009 della Fondazione Migrantes (edizioni Idos) presentato nei giorni scorsi a Roma. Secondo il Rapporto, infatti, sono 3.915.767 gli italiani residenti all’estero, un numero pari all’incirca a quello dei cittadini stranieri residenti in Italia, 3.891.295. E il numero degli italiani nel mondo continua a crescere sia per le nuove partenze, in misura ridotta, sia, soprattutto, per la crescita interna delle collettività: figli di italiani o persone che acquisiscono la cittadinanza per discendenza italiana. Le donne sono il 47, 6%, 1.864.120.
Le collettività italiane sono insediate soprattutto in Europa (55,8%; 2.184.534) e in America (38,8%, 1.520.652), ma sono presenti anche in Oceania (126.413, il 3,2%), Africa (51.232, l’1,3%) e Asia (32.936, lo 0,8%).
I Paesi con più italiani sono la Germania, l’Argentina e la Svizzera. Seguono Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.
Sul totale della popolazione italiana i connazionali all’estero incidono per il 6,6%, ma di questi solo il 57% è effettivamente emigrata. Più di un terzo, infatti, è nata nei paesi di emigrazione e il 2,9% è iscritto all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) per acquisizione della cittadinanza italiana.
Il 54,8% degli italiani all’estero è di origine meridionale, il 30,1% proviene dal settentrione e il 15% dalle regioni centrali.
La prima regione per numero di emigranti è la Sicilia (646.993), seguita da Campania (411.512), Lazio (346.067), Calabria (343.010), Puglia (309.964) e Lombardia (291.476).
Il Rapporto, che analizza in oltre cinquecento pagine con specifici capitoli le dinamiche e gli aspetti della nostra emigrazione, approfondisce anche alcuni aspetti storici, come l’emigrazione al seguito delle aziende, in particolare quelle edili. Gli italiani, infatti, sono conosciuti nel mondo per aver costruito strade, gallerie, ponti, porti, ferrovie, soprattutto negli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo scorso, periodo d’oro nell’acquisizione delle commesse internazionali (diga Kariba sul fiume Zambesi, lo spostamento dei templi di Abu Simbel in gitto, ecc.). Oggi sono oltre cento i cantieri in attività nel mondo. Secondo l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) le imprese di costruzione nel 2007 hanno fatturato all’estero quasi quanto in Italia, 5,5 miliardi di euro rispetto a 6,3 miliardi. I nuovi contratti, concentrati soprattutto in America Latina, superano gli 11 miliardi.
Un altro aspetto che il Rapporto approfondisce è quello dell’emigrazione di ritorno, uno dei meno studiati. Si calcola che nel secolo scorso siano rimpatriati almeno 10 milioni di italiani. Nel solo periodo 1987-2002 le cancellazioni per l’estero sono state 732 mila e le iscrizioni dall’estero 704 mila: “probabilmente il numero effettivo di chi rientra dall’estero è superiore alle 50 mila unità all’anno”.
Il ritorno non sembra riguardare gli emigrati qualificati italiani, trovando essi un più soddisfacente inserimento all’estero.
Sull’emigrazione di ritorno così commenta tra l’altro il Rapporto: “Se è vero che le esperienze estere sono un arricchimento, chi ritorna lo fa con un capitale culturale più diversificato e con la possibiltà di veicolare nuove idee. Ci si può chiedere, ad esempio, se la propensione positiva che gli italiani hanno nei confronti dell’Unione Europea può essere riferita anche al fatto che moltissimi italiani hanno sperimentato la differenza positiva di essere migranti comunitari”.
Nel Rapporto “si trovano molti altri spunti per inquadrare la presenza italiana nel mondo come un fattore di attualità”. Inoltre, aiuta “a legare insieme emigrazione e immigrazione. In Italia si sarebbe portati a qualificare negativamente questi nuovi flussi, che altrove sono stati considerati la chiave del progresso”.
Il Rapporto rileva, tra l’altro, che “diversi aspetti, che si riscontrano attualmente nella presenza straniera in Italia, già si ritrovano nell’emigrazione italiana e così anche molte delle richieste presentate dagli immigrati, riecheggiano quelle avanzate nel passato dai nostri emigrati. L’atteggiamento negativo che tanto afflisse gli italiani all’estero specialmente quando venivano considerati un popolo di criminali, trova un riflesso in quei processi che tendono a fare degli stranieri in Italia un capro espiatorio. L’emigrazione merita di essere studiata con attenzione, non solo per ricordare la storia degli italiani all’estero ed entrare con loro in maggiore sintonia, ma anche per abituarci a convivere fruttuosamente con gli stranieri insediatisi in Italia”.
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