16 Mag 2009
La società multietnica è qui. Dispiacerà alle camicie verdi e a chi ne insegue le pulsioni xenofobe e razziste, ma già da tempo gli stranieri rappresentano una realtà economicamente importante. Lo conferma il Rapporto Unioncamere 2009 presentato agli inizi di maggio.
LE IMPRESE-“Nel corso del 2008 sono state 36.694 le imprese individuali aperte da persone nate al di fuori dei confini dell’Unione Europea”, 15.187 unità in più rispetto all’anno precedente, “raggiungendo così il valore di 240.594 imprese, il 6,7% in più rispetto al 2007.
Dunque il 2008 conferma la vitalità dell’imprenditoria immigrata, ma la crisi non la lascia indenne: “rispetto al 2007″, quando la crescita fu dell’8%, ” si osserva un certo rallentamento delle iscrizioni ed un incremento delle cessazioni”.
IL MERCATO DEL LAVORO – Brusca, invece, è la flessione che la crisi ha determinato nella domanda di lavoro. ” I più recenti programmi di assunzione di manodopera straniera vanno… interpretati alla luce dei trend complessivi della domanda di lavoro, che vedono per il 2009 una brusca flessione delle assunzioni a carattere non stagionale complessivamente previste dalle imprese”.
Sulla base di elaborazioni del mese di aprile 2009 “su più di 57 mila interviste effettuate nell’ambito dell’indagine Excelsior, la domanda di assunzione relativa a personale immigrato (al netto della componente stagionale) andrebbe da un’ipotesi minima di circa 58.000 unità (-48,1% rispetto al 2008) ad un’ipotesi massima di poco più di 87.000 unità (-47,9% rispetto all’anno precedente)”. Una diminuzione rilevante, che porterebbe al 17,7% le assunzioni previste, contro il 20,3% nel 2008.
“Tale flusso va però integrato con quello relativo alle assunzioni stagionali, che (escludendo l’agricoltura) arrivano ad un massimo di circa 55 mila unità (il 30% delle assunzioni stagionali previste dal complesso delle imprese industriali e dei servizi), con un decremento dell’11,7% rispetto al 2008.”
La domanda di lavoratori immigrata considerata dal rapporto di Unioncamere non tiene conto di quella delle famiglie (collaboratrici familiari, badanti, ecc.) e, come già detto, del settore agricolo.
IL VALORE AGGIUNTO DELL’IMMIGRAZIONE- Nel 2007 è stato del 9,7% il valore aggiunto derivante dall’attività degli occupati stranieri. Era dell’8,8% nel 2005 e del 9,2% nel 2006.
Il contributo maggiore è venuto dal Centro-Italia (+1,3 punti) e dal Nord Ovest (1,1).