CIE DI MODENA: RISPOSTA DI ZAVATTI (CGIL) AL DOTTOR GIOVANARDI (MISERICORDIA)

11 Feb 2010

 

Modena, 11 febbraio 2010

 

Abbiamo proposto riflessioni e domande sulla qualità gestionale e sui costi del CIE modenese,a partire da un serio e corposo Rapporto redatto dall’autorevole associazione Medici Senza Frontiere sui CIE italiani.

Il Rapporto, di ben 36 pagine, con straordinaria ricchezza di dati, raffronti e considerazioni di fatto raccolte sul campo, non fa classifiche, né “promozioni a pieni voti” per la struttura modenese: pone problemi, stimola approfondimenti, sollecita risposte di merito.

Così abbiamo fatto noi, nel riproporre i più significativi, nell’interesse della comunità, per migliorare la gestione, la trasparenza e la qualità dei servizi nel Centro di Identificazione per stranieri di Modena.

La risposta del presidente della Misericordia – l’Ente che gestisce i CIE di Modena e Bologna coi costi gestionali record rispettivamente di 75 e 72 euro/giorno/procapite – evita di contestare nel merito i rilievi contenuti nel Rapporto di MSF.

Ciò conferma l’assoluta indipendenza e credibilità di quella ricerca, in riferimento sia agli apprezzamenti che alle carenze riscontrate e segnalate nel CIE di Modena.

In particolare, per ciò che riguarda la carenza/assenza di attività ricreative o di socializzazione (che pure si fanno in qualche altro CIE) per gli stranieri trattenuti; ciò anche al fine evidente di prevenire le frequenti situazioni di tensione. L’assenza di servizi di orientamento ed informazione legale; rilievi specifici in merito all’assenza di un Protocollo clinico per la prevenzione di malattie infettive ed epatiti..

Per quanto concerne l’onerosità del costo della Convenzione – le più elevate a livello nazionale per  Modena (75) e Bologna (72) – restiamo ancora di fronte all’amara constatazione di Medici Senza Frontiere nel vedersi negato l’accesso alle Convenzioni da parte delle Prefetture (Modena compresa).

I controllori pubblici dei conti (a parte i controllori autoreferenziali) faranno indubbiamente il loro compito con scrupolo.

La dichiarazione del dottor Giovanardi costituisce però un’ammissione e indicazione che senz’altro interesserà i controllori pubblici dei conti, allorquando ammette che “tutti i nostri dipendenti sono assunti a tempo indeterminato, o si consiglia un uso indiscriminato del precariato come avviene quasi ovunque?”

La risposta del sindacato è netta e conosciuta: molto meglio il lavoro strutturato, non precario e regolare, specie per servizi a carattere pubblico e sociale così rilevanti e delicati per la società e le sicurezze collettive.

Ovviamente, come opportunamente richiama il sindacato di Polizia, i costi gestionali non comprendono gli oneri relativi alla sicurezza per Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza ed Esercito (!?) .

 

Franco Zavatti, Dipartimento Sicurezza e Contrattazione Cgil regionale

 

 

 

Modena, 9 febbraio 2010

 RAPPORTO MEDICI SENZA FRONTIERE SUI C.I.E. ITALIANI: UNA DOMANDA ANCHE PER IL CIE DI MODENA

 

 

Centri per l’Identificazione ed Espulsione immigrati irregolari. C’è attesa dopo la recentissima presentazione (11 gennaio 2010) del “Rapporto” Europeo dell’apposita Commissione sulle migrazioni e rifugiati del Consiglio d’Europa che presenta anche una bozza di Risoluzione che impegnerà gli Stati membri al rispetto di norme comuni per il trattenimento e la permanenza “…le più brevi possibili…” dei migranti irregolari e richiedenti asilo nei Centri predisposti, a fronte dell’allungamento fino a 180 giorni in Italia previsto dall’ultimo “pacchetto sicurezza” del Governo.

A ciò si aggiunge, sempre lo scorso gennaio, la pubblicazione di un corposo Rapporto di Medici Senza Frontiere (la prestigiosa organizzazione indipendente internazionale) dopo la visita dei 21 Centri italiani, compreso ovviamente il CIE di Modena.

Ne esce una fotografia dei CIE italiani dai toni grigio scuri, dove prevalgono forti carenze relative all’assistenza sanitaria, all’insufficienza diffusa nell’informazione legale, alla tutela sociale e al sostegno psicologico. Spazi ridotti, servizi scarsi e scadenti, impianti troppo spesso non funzionanti, beni di prima necessità in molti Cie carenti.

L’indagine di MSF affronta in primo luogo le difficoltà incontrate nelle visite ai CIE e,sopratutto,constata ” l’assenza di linee guida per la gestione dei Centri” definite a livello ministeriale, nonchè “la scarsa trasparenza sulle Convenzioni stipulate con i singoli Enti privati che di fatto gestiscono i centri CIE” .

Appare paradossale che, nel Rapporto di Medici Senza Frontiere, si denunci il fatto che, a parte Crotone, tutte le Prefetture, Modena compresa, abbiano rifiutato di far conoscere il testo delle suddette Convenzioni con gli Enti gestori !

Vediamo, in sintesi, come viene valutata la struttura, il funzionamento e la gestione del CIE di Modena.

– Un rilievo positivo riguarda la bassa presenza di ex detenuti tra la popolazione del CIE modenese: un 10% contro la media nazionale del 43%. Ciò è conferma del buon lavoro amministrativo e di polizia nelle procedure di identificazione nel corso della precedente detenzione in carcere.

– Meno della metà degli stranieri (il 45%) condotti nel CIE, viene poi effettivamente rimpatriato. Il resto torna libero nel territorio-modenese o altro, con l’unica alternativa di un ulteriore soggiorno irregolare e, se identificato nuovamente, di essere poi recluso in carcere.

Da questo punto di vista l’allungamento a 180 giorni del periodo massimo di trattenimento, non sta migliorando la percentuale dei rimpatri, considerando che il periodo medio di permanenza nel CIE di Modena non supera i 30 giorni .

– Il Rapporto, citando quanto afferma il Direttore, segnala che nel Centro si riscontra a volte un clima di tensione che sfocia in scontri fra trattenuti o in atti di autolesionismo.

– Nel CIE non sono garantiti attività ricreative, servizi di orientamento e informazione legale gratuiti, fatta eccezione per le donne vittime di tratta. Il livello di pulizia non sempre è apparso soddisfacente.

– Appare molto ben strutturato, invece, il servizio di mediazione culturale e di sostegno psicologico.

– Desta perplessità la prassi adottata dall’Ente gestore di ritirare, ai nuovi arrivati, orologi e cellulari.

– Nel complesso il servizio sanitario garantisce un’assistenza di base di buon livello, anche se il Centro non si è dotato di un protocollo clinico per la diagnosi ed il trattamento di malattie infettive e le epatiti.

– Desta preoccupazione la mancata previsione di servizi ricreativi e di orientamento legale, anche in materia di asilo.

– Rispetto ai costi del “budget giornaliero per immigrato” messo a disposizione dalla Convenzione con l’Ente gestore, il CIE di Modena è – in assoluto – il “più costoso” in Italia: 75 euro pro capite al giorno, contro i 50 euro della media nazionale (+50% sulla media ).

La DOMANDA che sorge spontanea è come mai, considerati i dati di apprezzamento, ma anche le carenze, il CIE di Modena costa tanto ?!

Naturalmente sarebbe utile – ad integrazione dell’accesso ai dati impedito a MSF – poter conoscere nel dettaglio le motivazioni alla base dei costi gestionali così palesemente fuori media che gravano sul CIE modenese.

 

 

Franco Zavatti, Dipartimento Cgil regionale Sicurezza e Contrattazione

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