26 Mag 2016
Modena, 26 maggio 2016
La Consulta regionale per la legalità – definita col Patto per il lavoro in Emilia Romagna sottoscritto da Istituzioni territoriali, associazioni di Impresa e Sindacati – ha sostanzialmente definito il Testo Unico regionale su lavoro e legalità. Risultato di un confronto, non formale e non del tutto liscio fra le diverse rappresentanze sociali, che andrà prossimamente alla valutazione e ratifica in consiglio regionale.
Quel Testo Unico non contiene solo proclami o vuote intenzioni.
Si affrontano i filoni più attuali e le criticità reali dei settori della nostra economia esposti alla presenza ed influenze malavitose.
Si prova a definire scelte e provvedimenti concreti, necessari per qualificare il contrasto all’economia illegale e lavoro irregolare, che richiedono atti ed opzioni nette alle pubbliche amministrazioni ma, non da meno, all’intero sistema delle imprese e relativi consulenti.
Non affrontiamo ora il merito e l’ampiezza di progetti e impegni.
Solo un aspetto relativo al “rating di legalità” delle imprese ed operatori economici, alla luce dei più recenti dati che aggiornano la “popolazione” delle ditte inserite in questo Elenco, curato dall’Antitrust nazionale.
Un “timbro” di legalità e regolarità nella gestione fiscale, contributiva ed antimafia, che le imprese possono e dovrebbero richiedere, per incoraggiare l’economia pulita e l’anticorruzione.
In più, la Cgil chiede possa essere un timbro di valore utile per riconoscere concretamente vantaggi e premialità per le aziende ammesse, in parte già previsti da una legge del 2012, nell’accesso al credito bancario agevolato e nella concessione di contributi pubblici.
Per questo, il Testo Unico condiviso in regione, impegna tutte le nostre rappresentanze istituzionali, imprenditoriali e sindacali ad estendere l’efficacia della lista imprese-pulite :
– abbassando l’attuale limite dei 2 milioni di fatturato per l’ammissione nella rating-list,al fine di poter coinvolgere una più ampia platea di aziende.
– definire precisi “requisiti di merito e criteri di premialità per le imprese virtuose” – in particolare nei settori più esposti della edilizia, autotrasporto, facchinaggio e servizi – nelle procedure degli appalti ed affidamento lavori.
Come dire: le imprese pulite, regolari e certificate vanno incoraggiate, favorite e sostenute.
Lo sentiamo dire anche nei più qualificati convegni confindustriali.
Quindi,avanti con le White list prefettizie obbligatorie per i lavori pubblici ed incoraggiamento alle aziende nel richiedere il timbro di rating legalità.
Finiti i convegni però la realtà impone i suoi numeri e dimensioni.
Gli ultimi dati dell’Antitrust confermano, purtroppo, il persistere di un’inspiegabile ritrosia e disinteresse delle imprese e delle loro più autorevoli associazioni, a richiedere e valorizzare l’iscrizione alla lista di rating.
Dopo tre anni dalla partenza, in tutta Italia, le imprese iscritte sono 1.825 !
Una goccia nel mare delle aziende. Un mare peraltro increspato parecchio dalla crescente illegalità.
L’Emilia Romagna è 1° fra le regioni, però con solo…297 imprese col bollo di legalità, al netto delle due cancellate: Cpl di Concordia e Inci di Ferrara.
Un magro primato emiliano-romagnolo così ripartito :
BO 54 – MO 50 – PR 46 – RE 40 – FO 25 – RN 19 – FE 18 – PC 12 .
Prevalgono le Srl con 145 aziende, poi 83 Spa e l’ottima qualifica del mondo cooperativo con ben 61 imprese.
Numeri che devono portare riflessioni serie e senza facili demagogie.
A Modena, per esempio, sono circa 6.000 le imprese con fatturato oltre i due milioni e quindi iscrivibili al rating.
Sono invece 50 su 6.000, come dire solo una su mille ce la fa !
Prevale l’area sassolese con 13 imprese vicine al settore ceramico, poi Modena con 12, il comprensorio carpigiano con 9 nel prevalente settore agroalimentare e poi la Bassa con un po’ di biomedicale, zero nel comprensorio vignolese.
Franco Zavatti Cgil Modena-responsabile legalità e Sicurezza Cgil Emilia Romagna
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