Sicurezza/Maroni frena Napolitano: “Applichero' la legge”. Berlusconi: “Faremo una riflessione”/Rassegna.it

17 Lug 2009

di D.O.
 
La lettera piena di dubbi riguardo la legge sulla sicurezza, inviata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al premier Berlusconi e al guardasigilli Alfano, apre il dibattito nella maggioranza sulla necessità di modificare le norme approvate in Parlamento. Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si tratta di una lettera “politicamente incisiva”. Fini lo ha detto nel corso della capigruppo di Montecitorio, una riunione in cui Pd, Udc e Italia dei valori hanno chiesto al governo di riferire in aula sull’argomento. In quella sede il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha spiegato che il governo valuterà la richiesta.

Un apertura confermata dallo stesso Berlusconi a fine giornata. “Faremo una riflessione, terremo conto delle osservazioni del presidente della Repubblica”, ha detto il premier. Il testo non è blindato e può essere modificato, spiega ai suoi. “Ricordo ancora una volta – ha detto il presidente del Consiglio – che c’è un rapporto di estrema cordialità, con Napolitano c’è una collaborazione positiva”.

Tuttavia il ministro dell’Interno Roberto Maroni non sembra intenzionato ad alcuna pausa di riflessione e, dopo aver premesso che il governo accoglie “le valutazioni e i suggerimenti di tutti”, spiega ai microfoni della Rai che “adesso la legge va applicata, cosa che intendo fare cominciando con la norma sui volontari per la sicurezza, le cosiddette ronde, che emanerò non appena la legge viene pubblicata in Gazzetta ufficiale”. Maroni ha anche detto che il governo continuerà con i respingimenti “perché è giusto” e “sono in regola con tutte le norme, europee e internazionali”.

Napolitano ha firmato la legge “ritenendo di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme, ampiamente condivise in sede parlamentare”. Tuttavia il capo dello Stato esprime nella lettera al presidente e al Consiglio dei ministri perplessità e preoccupazioni sull’insieme del provvedimento. In particolare Napolitano parla di “norme tra loro eterogenee”, in alcuni casi “prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità” e “di dubbia coerenza con i principi generali dell’ordinamento e del sistema penale vigente” per quanto riguarda alcune disposizioni. La lettera è stata inviata, per conoscenza, anche ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.

Il dubbi del Colle riguardano soprattutto il reato di immigrazione clandestina e le ronde.

In base all’articolo 74 della Costituzione, “il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata”. In questo caso il Colle non ha rinviato la legge alle Camere, pur sottolineandone degli aspetti non apprezzati. Una strategia da alcuni definita “irrituale”. Sul piano politico spetta adesso alla maggioranza, e soprattutto alla Lega, valutare se apportare delle correzioni in sede di attuazione della legge. Ma le dichiarazioni di Maroni non aprono molti spiragli all’iniziativa del Capo dello Stato.

Per Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl, “le parole del Capo dello Stato vanno rispettate sempre, sia che siano espresse in forma rituale sia che siano espresse in altre forme”. Il senatore del centrodestra ritiene che ci siano “margini” per tenere conto dei rilievi di Napolitano “perché ci sono dei regolamenti e delle circolari che derivano da questo provvedimento”. Ma aggiunge “che c’è una sostanza nell’atto di ieri che non va smarrita: il presidente ha firmato la legge, il che vuol dire che non ha ravvisato motivi profondi di incostituzionalità”.

Il ministro per l’Attuazione del Programma di governo, Gianfranco Rotondi, ha detto che “gli appelli del Capo dello Stato non saranno ignorati”: “Napolitano riveste in modo esemplare il suo ruolo di garante delle istituzioni e anche in questa occasione lo ha dimostrato, evitando lo scontro e favorendo il dialogo”.

“Il presidente Napolitano, inserendosi in una prassi inaugurata dalla presidenza Ciampi, ha scelto la giusta strada di non rinviare al parlamento una legge molto eterogenea e contraddittoria, ma di segnalare comunque i problemi che si pongono e che, anche con i successivi atti, si porranno. A cominciare dal decreto ministeriale sulle ronde”. È quanto ha dichiarato all’agenzia Dire il senatore del Pd (e costituzionalista) Stefano Ceccanti. (Rassegna.it, 16.07.2009)

La lettera di Napolitano:

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