03 Feb 2022 lavoro agile, salute sicurezza, smart working, telelavoro,
Da ormai quasi 2 anni, a causa dell’epidemia da Coronavirus, prima con una più rigida misura di Lockdown e, successivamente, con la necessità di mantenere uno status di distanziamento fisico, l’Italia (fino ad allora rimasta indietro rispetto alla situazione Europea) è dovuta ricorrere all’utilizzo del Lavoro da Remoto. Assolutamente impreparate, nella maggior parte dei casi, le aziende italiane hanno fronteggiato la prima situazione emergenziale chiedendo ai propri lavoratori di rimanere a casa e di continuare a svolgere le proprie attività lavorative dalle proprie abitazioni. Alcuni, dopo un primo momento di smarrimento, hanno fornito o perfezionato il materiale tecnologico necessario per rendere il Lavoro da Remoto fattibile (computer, cellulari, connessione, ecc.) mentre altri hanno richiesto agli stessi lavoratori di utilizzare i propri dispositivi personali, non pensando ai rischi che ciò avrebbe potuto portare all’azienda stessa. Infine, l’utilizzo di strumenti e piattaforme (già presenti e sfruttati/e da tempo in altre parti del mondo) come Google Meet o Zoom, hanno permesso ai Team di lavoro di rimanere connessi anche se ciascuno da casa propria.
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