VOUCHER, APERTURE DOMENICALI E DECRETO DIGNITA’, MISURE INSUFFICIENTI, NON E’ COSI CHE SI CREA LAVORO STABILE

16 Lug 2018 ammortizzatori sociali, apertura domenicale, apertura festiva, aperture commerciali, articolo 18, carta diritti universali lavoro, cgil, contratti, contratto a termine, decreto dignità, voucher,

Nel Decreto Dignità del ministro Di Maio l’attenzione si sta concentrando più su quello che non c’è che su quello che c’è nel testo del decreto, ovvero la possibile riforma dei voucher per agricoltura e turismo.
Su questo primo punto vorrei anzitutto precisare che esistono già forme di flessibilità previste dai contratti collettivi nazionali di riferimento, mentre i voucher sono una forma di puro sfruttamento dei lavoratori. Contrattualmente si può lavorare anche un solo giorno all’anno ed esiste il lavoro a chiamata, per la vendemmia si possono usare i voucher per pensionati, studenti e disoccupati con precisi limiti di applicazione.

Sulla cancellazione dei voucher la Cgil ha raccolto nel 2016 oltre un milione di firme a sostegno del referendum, referendum che il precedente Governo ha voluto evitare, con un evidente schiaffo alla democrazia, introducendo i cosiddetti nuovi voucher, il Libretto Famiglia e Presto.

Anche il Governo giallo-verde, se reintroducesse i voucher per turismo e agricoltura, dimostrerebbe di non tenere in alcun conto la volontà popolare, per non parlare del confronto con le parti sociali che è mancato completamente anche nella definizione del Decreto Dignità.

Parliamoci chiaro: i voucher rispondono unicamente alle pressioni delle imprese e non sono uno strumento per rispondere a necessità veramente occasionali, ma piuttosto il tentativo di rimettere in discussione il diritto ad un lavoro strutturato e contrattualizzato.

E’ di attualità anche la discussione sulla limitazione delle aperture domenicali e festive. La Cgil ritiene opportuno che si debba riaprire il confronto con i sindacati di categoria. La proposta del sindacato è da tempo quella di porre un limite alle aperture incontrollate che in questi anni hanno stravolto il settore e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende del commercio.
Si deve escludere la possibilità di aprire in occasione delle festività nazionali civile e religiose.
Va bene partire da una cornice nazionale, ma è alle istituzioni locali che deve essere nuovamente riconosciuta la facoltà di definire la regolamentazione delle aperture: il livello territoriale infatti saprebbe dare risposte coerenti alle necessità dei lavoratori, dei consumatori e delle imprese.
Ed è attraverso la contrattazione che deve essere regolamentata l’organizzazione del lavoro domenicale, per evitare che continuino ad esserci lavoratori costretti a turni e carichi di lavoro
inconciliabili con la vita privata e facendo in modo che siano loro riconosciute retribuzioni adeguate, a compensazione del disagio.

Nella definizione del Decreto Dignità, così come su voucher e liberalizzazione degli orari festivi, permane la modalità di non confrontarsi con le rappresentanze sindacali e continua quindi a mancare la voce dei lavoratori.
Nel decreto continua a mancare una visione di politica industriale utile a dare prospettive di crescita e sviluppo, né tantomeno a creare condizioni per creare nuova e buona occupazione. Non si parla di riformare gli ammortizzatori sociali, e non mi sfugge però che quanto posto in riferimento ai contratti a termine è un primo passo, anche se sarebbe necessario fare molto di più, verso il contenimento della precarietà.

Per contrastare veramente la precarietà c’è una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cgil che giace in Parlamento – la Carta dei diritti universali del lavoro – sulla quale abbiamo raccolto oltre un milione di firme, e ci aspettiamo che sia discussa quanto prima, come ci è stato promesso dai rappresentanti del M5S, sia in campagna elettorale che in incontri successivi.
Così come, mi aspetto coerenza sul ripristino dell’art. 18 sui licenziamenti illegittimi, auspicandone l’estensione come dice la Carta, anche alle aziende sotto i 15 dipendenti.

Manuela Gozzi, segretaria Cgil Modena

 

Modena, 16 luglio 2018

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