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Roma, 21 dicembre 2016
“Abbiamo deciso di andare ad un ulteriore sciopero per battere le resistenze di Smi-Sistema Moda Italia che si è assunta la responsabilita’ di tenere fermo il negoziato, e quelle dell’associazione degli imprenditori calzaturieri che ci hanno proposto l’ennesima pausa di riflessione. In ballo c’è il futuro del contratto collettivo nazionale di lavoro e dei minimi salariali, che non possono diventare marginali!”, così ha esordito Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, alla manifestazione dei lavoratori del settore tessile-abbigliamento per il rinnovo del contratto scaduto il 31 marzo 2016 in corso a Milano.
“Siamo – ha proseguito Miceli – e restiamo convinti del fatto che i tessili debbano costruire un proprio modello di relazioni industriali e un proprio modello contrattuale e che non possono importare da nessuno le scelte fondamentali del contratto, né tantomeno prendere in prestito opinioni da altri”. Il riferimento al contratto dei metalmeccanici è nemmeno troppo velato. “Noi non possiamo prendere a riferimento un contratto di quella natura, nonostante il nostro rispetto, ma non possiamo assumerlo come modello perchè lo consideriamo arretrato, non esportabile. Il salario non deriva da un’equazione, è figlio della contrattazione. Questo è l’asse portante della nostra politica contrattuale ”.
Ma è di diverso avviso la nostra controparte, la quale – ha insistito il leader sindacale – con un atteggiamento sostanzialmente rinunciatario ed appiattito su Confindustria ci propone di copiarlo, oppure non se ne fa nulla! In questo modo la buona scuola ultra-decennale delle relazioni industriali dei tessili sarebbe irrimediabilmente svilita!
Questo è il motivo che ci ha portato ad indire lo sciopero per capire quali saranno poi le condizioni che ci riporteranno eventualmente al tavolo”.
“Noi pensiamo – ha ribadito Miceli – che ci sia bisogno di costruire un contratto che abbia delle coordinate chiare; il salario si negozia e non si registra, non è una sede inerte che raccoglie la registrazione degli aumenti in busta paga e le disposizioni di legge. Se hanno in testa questa cosa – ha concluso Miceli – non ci saranno spazi per fare il contratto, che noi invece vorremmo fare, ma negoziando il salario e le condizioni normative”.
Il nuovo sciopero che si annuncia con l’anno nuovo fa seguito a quello del 21 novembre, il primo nel settore dopo vent’anni, e a Modena ha visto adesioni intorno al 60%. Il distretto maggiormente interessato è quello di Carpi che conta sia molte piccole e medie aziende che realtà di ampie dimensioni e dove sono presenti marchi importanti come Liu Jo, Twin Set, Gaudì, Blufin, Via Delle Perle, Spazio Sei, ma anche Baroni di Concordia e G.A. Operations di Modena.
- 8 ore di sciopero nazionale per il contratto tessile-abbigliamento industria lunedì 21 novembre, comunicato stampa 18.11.16
- sciopero nazionale tessile-abbigliamento industria, buona l’adesione nelle aziende del modenese, comunicato stampa 21.11.16