30 Gen 2014 17° congresso cgil, congresso, immigrati, lavoratori immigrati, migranti, ufficio migranti,
Il 6, 7 e 8 maggio 2014 si terrà il XVII Congresso nazionale della Cgil.
Sono due i documenti congressuali sui quali si svolgerà il confronto. Il primo documento “Il lavoro decide il futuro“ vede come prima firmataria Susanna Camusso ed è stato sottoscritto da tutti i componenti del direttivo nazionale, ad eccezione di Giorgio Cremaschi (primo firmatario) e altri 5 componenti che hanno sottoscritto un secondo documento ”Il sindacato è un’altra cosa“.
In ambedue i documenti congressuali il tema dell’immigrazione ha il rilievo che merita.
Nel primo documento, “Il lavoro decide il futuro“ , c’è scritto, tra l’altro: “La questione immigrazione è ormai un fenomeno strutturale che va affrontato con politiche europee di accoglienza, di integrazione e di riconoscimento dei diritti. Inoltre, va ripreso il cammino verso la realizzazione di un’area di cooperazione dei Paesi del bacino del Mediterraneo, per sviluppare i temi della pacifica convivenza, degli scambi commerciali, della dimensione sociale e culturale comune in tale area. Vanno messi al centro temi rilevanti quali la pace, lo sviluppo sostenibile, le questioni sociali, culturali e dei diritti umani”.
Sull’Italia scrive: “La società italiana si è fatta via via più complessa anche per la presenza, oramai strutturale, di immigrati. Le politiche che hanno prodotto l’attuale quadro legislativo sull’immigrazione, ispirate dagli “imprenditori della paura”, sono state cieche,orientate alla discriminazione e condannate da una lunga serie di pronunciamenti della giurisprudenza italiana ed europea, perché gravemente lesive dei diritti umani. Bisogna cancellare la Bossi-Fini, costruendo una modalità efficace di governo degli ingressi, una nuova qualità dell’accoglienza e della gestione del diritto di asilo per profughi e rifugiati, cancellare il reato di immigrazione clandestina, affermare il diritto alla cittadinanza, attraverso lo ius soli, ed il diritto al voto nelle elezioni amministrative. Le necessarie politiche di integrazione sono un investimento sulla coesione sociale, anche a fronte del contributo che il lavoro immigrato dà al welfare italiano ed all’allargamento della base occupazionale che determina. Anche sul piano dei diritti civili sono necessarie innovazioni legislative che diano piena dignità e pari diritti alle persone, nel riconoscimento delle diversità di genere e di orientamento sessuale, di etnia, età, disabilità, garantendo la libertà di espressione e contrastando ogni forma di discriminazione”. Il documento si sofferma anche sulla necessità di “un impegno particolare… alla contrattazione della condizione dei migranti…”.
Nel secondo documento, Il sindacato è un’altra cosa“, c’è scritto, tra l’altro: “I diritti dei migranti sono nostri diritti. Noi vogliamo che la ricchezza e il lavoro siano redistribuite a tutte e tutti. La discriminazione e il razzismo verso i migranti sono un danno e nessun lavoratore è davvero libero se alcuni sono trattati da schiavi. Le leggi di polizia e lo schiavismo cui sono sottoposti i migranti colpiscono i diritti di tutti e vanno combattute. Per questo la piena parità di diritti in tutto il mondo del lavoro senza distinzione di etnia o sesso è una condizione essenziale per tutto il mondo del lavoro. Occorre mettere in discussione la politica europea di feroce controllo delle frontiere, la “Fortezza Europa” nata grazie all’accordo di Schengen e tutti i trattati antiimmigrazione”.
“Mentre i capitali e le multinazionali possono andare dove vogliono, distruggendo i posti di lavoro, si impedisce la libera circolazione delle persone e si costringono i migranti a diventare clandestini e a affidarsi alla malavita organizzata e ai caporali. La politica criminale dei respingimenti ha provocato e provoca migliaia di morti, non soltanto in mare, ma anche nei paesi dell’area del Mediterraneo e nei paesi chiamati “terzi” dove i governi europei esternalizzano i lager. I cosiddetti accordi bilaterali, come quello tra Italia e Libia rinnovato dopo la strage del 3 ottobre, infatti, affidano ai paesi del Nord Africa ma anche dell’Europa Meridionale il compito di fermare i migranti in cambio di soldi. E così si creano in quei paesi campi di detenzione dove i migranti spariscono mentre la civile Europa se ne lava le mani”.
“Si tratta di costruire un vero e proprio cambiamento culturale, contro le politiche securitarie e emergenziali che tutti i governi di questi ultimi anni hanno prodotto, alimentando un clima di paura, odio e razzismo che la crisi ha esasperato. Dobbiamo chiedere l’abolizione delle leggi più odiose e discriminatorie che determinano la condizione di costante ricatto dei migranti. Una condizione che è funzionale alle imprese per disporre di lavoratore disponibili a lavorare a qualsiasi condizione salariale, di lavoro e di sicurezza”