LA BOZZA DEL DECRETO “SEMPLIFICAZIONI” VA MOLTO CORRETTA SUGLI APPALTI PUBBLICI. FORTE RISCHIO DI SPALANCARE ALTRE PORTE AL MALAFFARE ORGANIZZATO. I NOSTRI DATI TERRITORIALI CONFERMANO L’ALLARME.

03 Lug 2020 abbassamento controlli, affido diretto, appalti pubblici, appalti truccati, bozza, decreto semplificazioni, semplificazione,

Un allarme argomentato con urgenza in queste ore, non solo dalla Cgil e l’intero mondo sindacale, ma anche dall’ampio schieramento sociale dell’associazionismo democratico unito sul fronte della legalità – Libera, Legambiente, Avviso Pubblico, Arci, Acli… – ed a sostegno concreto per una “ripartenza” post virus efficace, credibile e lontana dai crescenti e visibili inserimenti malavitosi.
Esprimiamo forti preoccupazioni in merito ad alcune proposte contenute nella bozza del decreto “semplificazioni”, attualmente in forte discussione sui tavoli del Governo, perchè prevede un abbassamento di controlli e garanzie di correttezze nelle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici, per l’intero prossimo anno:fino al 31 luglio 2021.
In particolare, contestiamo duramente la “semplificazione” che apre porte e strade ai rischi degli appalti truccati:
a) L’utilizzo generalizzato della modalità di “affidamento diretto” degli appalti per il lavoro/servizi/forniture pubblici, fino alla soglia di 150 mila euro. Attualmente la soglia in vigore è ferma ai 40 mila! Quindi, senza bandi e procedure pubbliche, seppur velocizzabili, scambiando la “burocrazia” con il possibile favoritismo clientelare.
b) La sola “trattativa privata” con una “consultazione” di 5 (cinque) imprese, per lavori fino a 5 (cinque) milioni di euro!

Qui non c’è proprio una reale e necessaria “semplificazione” delle normative e procedure, spesso complicate, bensì una crescita del potere arbitrario del singolo decisore pubblico e con forte indebolimento dei controlli reali, facendo finta di dimenticare che gli appalti sono sempre più luoghi di corruzioni, riciclaggio ed infiltrazioni mafiose.

Concretamente, di cosa si parla? Specie nei nostri territori?
Il futuro anno che pesantemente ci attende, è purtroppo poco prevedibile. Vediamo però gli ultimi dati ufficiali disponibili e relativi al 1° semestre 2019 e che riguardano il concreto andamento degli appalti pubblici in regione Emilia Romagna.
Il Report fornito dall’Osservatorio Regionale dei contratti/appalti pubblici, ci dice che in quel semestre 2019 in questa regione sono stati perfezionati :
– N° 1.624 appalti per lavori (285 a MO, 258 a BO, 192 a PR) per un costo totale di 1.101 milioni.
– N° 1.825 appalti per forniture, con un costo totale di 1.346 milioni.
– N° 2.701 appalti per servizi per un costo totale di 5.234 milioni.
Valorizziamo il fatto positivo, e migliorabile, che in questi nostri territori, oltre agli appalti avviati dai singoli Enti, sono ben attivi i bandi promossi dalle Unioni Comunali e Comunità Montane, rafforzando così le capacità tecniche di gestione reale delle procedure e dei controlli nei cantieri.
Attenzione però!
I lavori pubblici di questi nostri territori sono stati affidati, anche nell’ultimo semestre considerato, al 31% di imprese extraregionali, che si aggiudicano lavori per ben il 44,5% degli importi totali, grazie a “ribassi nelle offerte” di ben 20,3%, rispetto al 14% proposto dalle imprese regionali! Lavoro poco regolare? Coop fasulle? Catene amichevoli di corruzione?
Ancora peggio nelle forniture: il 70,8% è vinto da imprese fuori regione e specie del centro sud, grazie a “ribassi” del 22,5% .

Infine, sfogliando le oltre 700 pagine del report regionale, si può provare ad immaginare la “ricaduta” delle contestate due norme sopra richiamate, sugli appalti già aggiudicati in una delle nostre province, presa come esempio concreto.
In quel semestre 2019, in provincia di Modena sono stati aggiudicati – per lavori, servizi e forniture – un totale di 655 appalti.
Controllandoli uno ad uno, si vede che ben 381 hanno avuto un importo inferiore ai 150 mila euro.
Cioè, se ci fosse stata quella norma che contestiamo, il 58% di quegli appalti si poteva affidare direttamente “a chi si voleva”! E solo 4 (quattro) appalti che superano i 5 milioni, significa che gli altri 651 si potevano “assegnare con trattativa privata consultando 5 imprese” !!
Altro esempio, molto significativo, si coglie scorrendo gli appalti dell’azienda pubblica interprovinciale Hera. Nel semestre hanno bandito N° 196 lavori, dei quali ben N° 122 (il 62%) sono al di sotto dei 150 mila euro.
Non può passare.
Se questo è il quadro di casa nostra, pensiamo poi ai dati di tutte le altre regioni italiane.

Franco Zavatti
Cgil Modena-del Coordinamento legalità Cgil regionale ER

 

Modena, 3/7/2020

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