MODIFICHE GOVERNO AL “CODICE APPALTI PUBBLICI” PEGGIORANO I RISCHI DI ILLEGALITA’ E MALAFFARE. IN EMILIA ROMAGNA NON LO APPLICHEREMO. VEDIAMOLO ALLA LUCE DEI DATI REALI DELL’OSSERVATORIO REGIONALE APPALTI

02 Apr 2019 affido diretto, appalti, bandi pubblici, illegalità, lavori pubblici, malaffare, massimo ribasso, opere pubbliche, osservatorio regionale appalti, stazioni appaltanti pubbliche,

Già la Cgil regionale, così come Cgil-Cisl-Uil nazionali, hanno duramente criticato il decreto Sblocca Cantieri che rappresenta invece una “clava” con cui il Governo intende smantellare le “norme di diritto e di legalità già previste nel Codice Appalti“.
Di fatto, si spinge e si aprono portoni per moltiplicare i bandi pubblici col criterio del massimo ribasso; si quadruplica la soglia per affidamento diretto dei lavori, senza alcun bando di gara; si favoriscono i “consorzi facili delle imprese” per gestire i subappalti aggirando i controlli antimafia; si smantella il ruolo di efficace controllo anticorruzione di Anac; ecc…
Siamo certi, e staremo allertati, che nei nostri territori dell’Emilia Romagna non ci sarà nessuna applicazione di queste norme negli appalti pubblici, tenendo ben fermi i criteri positivi e condivisi – da istituzioni pubbliche, sindacati, imprese – con il Patto per il Lavoro, la legge regionale su legalità e appalti ed i tanti positivi protocolli sottoscritti nei tanti territori emiliano-romagnoli.
Perchè? Per averne un’idea attendibile, vediamo allora concretamente quali sarebbero le ricadute sugli appalti pubblici in regione, se fossero applicate le controriforme del Governo, sfogliando i ricchi dati delle 443 pagine dell’ultimo report annuale dell’Osservatorio Regionale Appalti (frontespizio in allegato).

Ecco alcuni dei capitoli più critici.
1- Negli appalti inferiori ai 5,5 milioni (!) il criterio centrale di affidamento dei lavori, tornerebbe ad essere unicamente quello del “massimo ribasso“, anziché quello più equo dell’”offerta economicamente più vantaggiosa” per qualità, costi e tempi.
Il report regionale appalti ci dice che l’onere dei nostri lavori si assesta su un costo medio di 0,58 milioni.
Perciò, applicando la nuova raccomandazione governativa in Emilia Romagna solamente 22 appalti sui 2.088 lavori assegnati (circa 1 su 100!) sfuggirebbero dalla “scorciatoia” del prezzo più basso.
In particolare: 3 lavori sui 410 in provincia di Bologna; 1 su 365 a Modena; 4 su 242 a Parma; 2 su 223 a Ferrara; 6 su 210 a Reggio Emilia ; 0 su 175 a Forlì ; 5 su 171 a Piacenza; 1 su 163 a Ravenna e 1 su 129 a Rimini.
Interessante leggere, proprio in questi giorni, la contrarietà anche da parte dell’Associazione delle imprese edili-Ance di Modena “…sconcerta vedere il massimo ribasso come sistema di aggiudicazione…che di corsa porta al lavoro nero..”.

2 – Affidamento diretto e discrezionale – senza alcun bando pubblico – dei lavori, alzando l’attuale soglia da 40 mila a 150 mila euro.
Le tabelle del report regionale dicono che ben oltre la metà degli attuali bandi sarebbero cancellati a favore di assegnazioni decise nel chiuso d’ufficio, essendo 1.068 i lavori eseguiti con costo sotto i 150 mila euro, sul totale dei 2.088 effettuati.
In particolare: 198 a Bologna, 165 a Modena, 128 a Parma, 115 a Piacenza, 108 a Reggio, 103 a Forlì, 102 a Ferrara, 77 a Ravenna e 68 a Rimini.

3 – Viene cancellato ogni riferimento, che pure c’era seppur in forma debole, per la necessaria ed urgente “riduzione del numero e qualificazione delle Stazioni Appaltanti pubbliche“, ancora oggi in eccessiva frantumazione sui territori. Ciò a scapito evidente della credibilità dei progetti-lavori e dei controlli nei cantieri da parte degli Enti banditori di piccola dimensione: pensiamo ai tanti piccoli comuni sui tremila abitanti e privi di uffici tecnici strutturati.
L’Italia ha il record europeo per la distesa di oltre 30 mila stazioni appaltanti.
Anche in Emilia Romagna il tema è aperto ed urge la necessità di ridurre e qualificare le troppe stazioni appaltanti, che ancora oggi hanno ben 1.115 sedi sparpagliate sui 333 comuni regionali. Con solamente 48 stazioni appaltanti sulle 1.115 totali, in capo alle nostre Unioni Comunali.
Si va dalle 236 in provincia di Bologna, alle 145 di Modena, alle 140 di Parma, alle 122 di Reggio Emilia, ecc…

4 – Nulla si dice a proposito degli appalti pubblici per cantieri e servizi, e rischi connessi agli “sconti nelle offerte” delle imprese, a danno del lavoro regolare, della sicurezza nei cantieri, nella giusta applicazione dei contratti per chi lavora, regolarità fiscale e contributiva, leale concorrenza fra le imprese, ecc…
Rischi e realtà purtroppo ben presenti anche in questi nostri territori.
C’è infatti da riflettere tanto, controllare di più ed agire con efficacia – non solo per l’insistenza del sindacato – a partire da un dato essenziale, anche ripreso nel report dell’Osservatorio regionale, che sancisce la “maggiore competitività delle imprese extra regionali” rispetto a quelle delle nostre province.
Cioè, imprese fuori regione che sorpassano le nostre ditte emiliano-romagnole e vincono gli appalti: si aggiudicano il 45,1% dei lavori, il 59,6% dei servizi ed il 77,8% delle forniture !
Come dire, più sono lontane e meno spendono a venire a lavorare qui in regione ?

I tanti e troppi misfatti quasi quotidiani di illegalità e corruzione, legati alle procedure ed assegnazione degli appalti, confermano la stringente necessità di accrescere e migliorare la funzionalità delle normative sugli appalti, anziché l’accantonamento, di fatto, delle norme di prevenzione su irregolarità ed infiltrazioni malavitose.
Passi indietro gravi, fatti in nome del ” meno burocrazia”, per favorire invece illecite e pericolose scorciatoie affariste .

Franco Zavatti, Cgil Modena-Coordinamento Legalità e Sicurezza Cgil ER

Modena, 1/4/2019

 

Servizio del Tg Trc Modena, edizione del 2/4/2019 delle ore 19.30

 

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